giovedì 4 settembre 2014

Inferno interno notte - Parte 3 (Finale)


- Storia del napoletano che insegnò la felicità al diavolo -


Riassunto delle puntate precedenti (1) (2): Antonio Esposito, parcheggiatore abusivo e venditore di cd pirata, è finito all'inferno. Il Capo in persona, in corna e ossa, lo ha voluto incontrare per studiare il segreto della felicità dei napoletani. Si sa, lui odia la felicità. Riuscirà il nostro eroe, proprio grazie alla sua napoletanità, a fuggire dalla diabolica morsa? Il Capo, infastidito dall'ingerenza della pubblicità, ha anche trasformato tutti i creativi dell'Inferno in burocrati. Non meno diabolici, ma almeno leggerete questa storia senza interruzioni. Si spera, almeno. Antonio Esposito ha trovato nella sua borsa un thermos di caffè preparato dalla moglie...

Antonio Esposito: Scusate capo, dove lo tenete lo zucchero e le tazzine? Il caffè l'ho appena scarfato. Quella mia moglie faceva nu cafè che resuscitava pure i morti...
Il Capo: Resuscitare i morti? Interessante. I nostri laboratori stavano lavorando al progetto Zombie, ma non si è diffuso in tutto il mondo come avremmo voluto. Certo, abbiamo qualche vampiro, qualche lupo mannaro, ma sulla terra ci sono ancora troppe anime salve. A proposito, bella la canzone di Fabrizio De André, peccato che l'abbiamo dovuta ascoltare con le casse del PC. Non ci posso pensare, il mio povero impianto stereo distrutto da quel fulmine benedetto!
Antonio Esposito: Lasciate perdere, quello che è fatto è fatto, vostra maleficenza. A proposito, sapete che fine ha fatto il Faber? Mi piaceva assaje perché teneva i vicoli nella testa e il mare nel cuore, proprio come a noi napoletani!
Il Capo: Abbiamo fatto di tutto per averlo con noi. La sua anima è altrove, purtroppo. 'Non all'amore né al denaro né al cielo', sosteneva, proprio come il suonatore Jones.

Il nostro Antonio Esposito, non per colpa sua ma della maestra delle elementari che lo bocciava sempre, non conosce le poesie di Edgar Lee Master e neppure le traduzioni di Fernanda Pivano, che aiutò Fabrizio De André a musicarle. Alla verità delle cose il protagonista può arrivarci solo tramite l'intuizione, come i filosofi greci da cui discende. 

Antonio Esposito: Per le tazzine possiamo usare qualche teschio, ma lo zucchero non si trova. Non è che tenete il dolcificante? Pure mia moglie lo usava. Diceva che doveva dimagrire. Era nu poc chiattulella, ma a me mi piaceva accussì. L'ammore mio. Quanto mi manca!
Il Capo: Se non la smetti di parlare di amore mi farai venire il diabete, e senza bisogno di usare lo zucchero! I dolcificanti ci sono. Fanno ingrassare e sono pure cancerogeni: una delle nostre migliori invenzioni!
Antonio Esposito: Allora lo preferisco amaro! Prego, favorite. Azz e comm scott', devo aver lasciato 'o termòss troppo tempo sul fuoco!
Il Capo: Non capisco cosa ci trovate di speciale voi napoletani in questa bevanda nera e amara...
Antonio Esposito: E voi così mi offendete. Non è quello che ci sta dentro alla tazzina che è importante, ma quello che sta tutto intorno: è un rito! Ma ditemi la verità, non vi piace?
Il Capo: A me non piace niente. Sono la personificazione del Male io!
Antonio Esposito: Secondo me voi tendete un pochino ad esagerare, non siete poi così cattivo. Ho conosciuto persone peggiori di voi!
Il Capo: Insolente! Come ti permetti! Sono io che ho tentato Eva. Stupida lei a cedere per una mela e ancora più stupido Adamo che ha ceduto per molto meno. Ma si sa, una foglia di fico tira più di un carro di buoi. Sono io che li ho fatti cacciare dal paradiso terrestre e vivere in una valle di lacrime. Sono io che ho spinto fratelli contro fratelli in guerre senza fine! Io sono il Male. Almeno questo me lo si deve riconoscere! Cribbio! Mi consenta!

Va bene, lo ammetto, 'cribbio' e 'mi consenta' li ho aggiunti io. Chiedo venia all'e-lettore di destra!

Antonio Esposito: No, no, voi esagerate. È l'omm che è strunz! State a sentire a Tonino vostro, quella la mela non c'entra niente. Adamo ed Eva si annoiavano e volevano vivere un'esperienza più stimolante. Allora hanno raccontato ad alta voce la storia della mela per farvi fesso. Sapevano che li avreste tentati, ma si erano già messi d'accordo con l'inquilino del piano di sopra per farsi aprire la porta del giardino. Solo che agli occhi della storia non volevano fare na granda figur e merd e vi hanno usato come halibut. Scusate, si dice alibi. E non parliamo delle guerre: dimenticate quante si combattono in nome della religione? Ascoltatelo per una volta a Tonino vostro. Non tengo le scuole alte, ma l'esperienza sì. Secondo me voi siete qui per un errore giudiziario. Pure a me mi volevano fare andare carcerato. E per cosa? Per aver parcheggiato qualche macchina o venduto qualche ciddì fàuz'? Ma voi avete provato a dare qualche mazzetta? Secondo me con i soldi si possono riaprire per voi le porte del paradiso...

- Un fulmine colpisce il thermos del caffè ormai vuoto -

Antonio Esposito: Ma Chist nun ten nient a fà, sta semp a scaglià fulmini?
Il Capo: Non è Lui. È un programma che li fa partire in automatico ogni volta che si pronunciano certe parole. Ma dici davvero sul fatto delle tangenti?
Antonio Esposito: Tutto il mondo è paese! O pensavate che era solo a Napoli che si andava avanti a botte di mazzette? Ecco, ce la tengono tutti con i napoletani. Che vi abbiamo fatto di male vorrei capire. A questo punto, facimm na cosa. Andiamo a parlare con Lui, il Giudice Supremo. Se fate avere un posto fisso a mio genero, il marito di mia figlia Pinuccia, posso pure farvi da testimone e mettere una buona parola.
Il Capo: E che cosa saprebbe fare vostro genero?
Antonio Esposito: Non sa fare niente, ma si arrangia a fare tutto. Gli avevo anche proposto di venire a lavorare con me a parcheggiare le auto, ma diceva che si stancava e che si faceva troppo tardi la notte. Il ragazzo non è sfaticato, è solo che cerca ancora la sua strada. In tutti i sensi. Si era messo a vendere i calzini e gli accendini nella zona di Piazza Garibaldi, quella della stazione centrale, ma poi ha acchiappato nu sacc e mazzat dagli africani...
Il Capo: Bene bene, vedo che siete razzista, altra qualità che mi piace in un'anima!
Antonio Esposito: Ma quale razz e razz. Io sono nero a metà, come cantava Pino Daniele. È mio genero che non capisce nu cazz!
Il Capo: Potrei dargli un posto come impiegato pubblico, ma deve giurare solennemente di non fare nulla. Odio le persone che lavorano per il bene del Paese!
Antonio Esposito: Affare fatto, quando andiamo allora?
Il Capo: Un attimo, metto il cappotto, sulle nuvole fa freddo.

- Paradiso nuvola numero 9 -
Dinanzi al Giudice Supremo 


Giudice Supremo: Lucifero, sei tornato finalmente figlio mio. Vieni qui, ti aspettavo. Adesso farò sparire l'inferno e tutte le anime verranno a me. Come sarebbe sempre dovuto essere e come sempre sarà. In merito a te, Antonio, come premio per aver compiuto la tua missione, ti rimanderò da tua moglie e da tua figlia. Non ti preoccupare per tuo genero, digli che adesso può contare su di Me. Si sa, in Italia, se non hai qualcuno in Paradiso, un lavoro non lo trovi.

Massimiliano Cerreto, napoletano 

P.S. Tonino, Tonì, scetate, sonc e nov...